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Nicoletta Fagiolo

Una rivoluzione democratica in divenire: l'appello della Costa d'Avorio alla disobbedienza civile


Ivoriani che manifestano per la democrazia e il rispetto della loro costituzione in una campagna di disobbedienza civile non violenta lanciata a livello nazionale il 20 settembre 2020



Affrontando la repressione di Ouattara


“Il sangue dei nostri fratelli, delle nostre sorelle e dei nostri figli è tornato a scorrere solo a causa della loro legittima ricerca di libertà e democrazia, (…) Vorrei rendere omaggio al giovane N'Guessan Koffi Toussaint decapitato a Daoukro, al giovane Kissi Morel ucciso a colpi d'arma da fuoco a Bonoua, alla famiglia Kouamé, dei quali quattro membri sono stati bruciati vivi nella loro casa di Toumodi, citando solo alcune delle tante vittime. I democratici ivoriani non dimenticheranno i loro martiri ", ha detto l'ex presidente, il 86enne Henri Konan Bédié, presidente dello storico partito risalente all'indipendenza della Costa d'Avorio, il Partito Democratico della Costa d'Avorio-Raggrupppamento Democratico Africano (PDCI-RDA) in un discorso alla nazione ivoriana il 9 dicembre 2020. Quali sono le origini di una tale violenza?


Quando il 6 agosto 2020 il 78-enne Presidente della Costa d'Avorio Alassane Ouattara annunciò che si candidava per un terzo mandato, dopo aver cinque mesi prima assicurato gli Ivoriani che avrebbe rispettato la Costituzione ivoriana che ha un limite di due mandati, sono scoppiate spontaneamente manifestazioni non violente in più di trenta villaggi e altrettanti municipi delle grandi città chiedendogli di rispettare la legge.


Ouattara rispose con una feroce repressione dei manifestanti pacifici e l'arresto di molti attivisti per i diritti civili tra cui la coordinatrice della ONG ivoriana Alternativa Cittadina (Alternative Citoyenne Ivoirienne o ACI) Pulchérie Edith Gbalet, arrestata il 15 agosto assieme a due suoi collaboratori Djehi Bi Cyrille e Gbaou Gedeon, per aver invitato la gente a protestare pacificamente contro la candidatura del terzo mandato di Ouattara.


Ciò che una coalizione di oltre venti partiti politici, con la sola eccezione del partito di Ouattara al governo, il Raggruppamento degli Houphouëtisti per la Democrazia e la Pace (RHDP), organizzazioni della società civile, sindacati e milioni di manifestanti a livello nazionale chiedono è sorretto anche da quattro sentenze recenti della Corte Africana dei diritti dell'uomo e dei popoli.


Dal 2016 la Corte africana denuncia lo squilibrio di potere in seno ai principali organi di gestione elettorale, che ancora favorisce l’RHDP: "Questa imparzialità non è in grado di garantire elezioni credibili nel 2020", ha stabilito la Corte africana, chiedendo riforme urgenti della Commissione elettorale indipendente nazionale (nota come CEI) e delle CEI locali, poiché il loro funzionamento e la loro attuale composizione violano sia la Carta africana del 2007 sulla democrazia, le elezioni e il buon governo, sia il protocollo della Comunità economica degli Stati dell'Africa Occidentale del 2001 sulla democrazia e il buon governo.


Ouattara ha ignorato le sentenze, anche se vincolanti, e ha lasciato nell'aprile 2020 la Corte africana ma essa è ancora legalmente attiva in Costa d'Avorio fino all'aprile 2021 e ha continuato a deliberare su questioni di diritti umani.


Il 18 agosto Amnesty International ha riferito che la polizia di Ouattara permetteva a uomini armati di machete di attaccare i manifestanti. Un incidente avvenuto il 13 agosto nel distretto Yopougon a Abidjan, la capitale economica del paese, rivela dettagli lancinanti di una situazione di sicurezza instabile istigata da agenti non ufficiali delle forze dell'ordine utilizzati dal regime di Ouattara per reprimere i manifestanti. Un agente di polizia testimonia: “Siamo rimasti scioccati e abbiamo capito che la loro presenza non era casuale. Sembra che qualcuno li informasse delle aree in cui stavano intervenendo le forze di sicurezza. Questo è un fatto molto pericoloso e sono davvero preoccupato; mi ricorda due crisi passate in cui le milizie seminavano terrore tra la popolazione.”


Il 25 agosto un comunicato stampa dell'ambasciata USA ha esortato le forze di sicurezza ivoriane di Alassane Ouattara a rispettare e salvaguardare i diritti di tutti i cittadini, anche il diritto a partecipare a manifestazioni pacifiche. L'Unione Europea ha ribadito il 18 settembre 2020 il rispetto delle libertà civili, sottolineando anche la necessità di dare seguito alle sentenze della Corte africana in modo da garantire elezioni eque e trasparenti.


Il 20 settembre, di fronte al rifiuto del governo di Ouattara di aprire un dialogo e affrontare i punti chiave delle discordie, e dopo che tutte le vie di azioni legali e istituzionali erano state esaurite, una coalizione di partiti formata da due larghe piattaforme che assieme rispecchiano il 90% della rappresentanza politica Ivoriana, la Coalizione per la riconciliazione, la democrazia e la pace (CRDP) e la piattaforma Insieme per la democrazia e la sovranità (EDS), ha lanciato una campagna nazionale di disobbedienza civile.

Una manifestazione della disobbedienza civile contro il terzo mandato di Ouattara, Korhogo, 26 ottobre 2020.


Le elezioni, boicottate da due dei tre oppositori presidenziali accettati (quaranta candidati sono stati scartati dal Consiglio costituzionale in base a dubbi motivi legali) sono state approvate in modo sconcertante dal ministro degli Esteri francese Jean-Yves Le Drian. Interrogato su questo sostegno dal deputato comunista Jean-Paul Lecoq all'Assemblea nazionale il 7 ottobre Le Drian rispose : “C'è un processo democratico in Costa d'Avorio. Non sono responsabile dell'apprezzamento della nuova Costituzione. Sarebbe un'interferenza. Se il presidente Ouattara desidera candidarsi, è una sua libera scelta.”


In una lettera indirizzata a Moussa Faki Mahamat, presidente della Commissione dell'Unione Africana, l'ex presidente Thabo Mbeki, mediatore chiave in Costa d’Avorio nelle crisi del 2004 e del 2010, ha espresso le sue riserve sull'invio di rappresentanti dell'Unione africana per osservare le elezioni in Costa d'Avorio, senza prima affrontare le gravi questioni sollevate dall'opposizione politica ivoriana.


“È possibile avere elezioni 'trasparenti, libere ed eque' quando una Corte africana adeguatamente costituita, la Corte Africana dei diritti dell'uomo e dei popoli, ha stabilito che l'esclusione di alcuni candidati deve essere annullata e il governo della Costa d'Avorio si è rifiutato di onorare il suo giudizio; (...) ovviamente dobbiamo anche porci la domanda: è possibile avere elezioni 'trasparenti, libere, eque e legittime,' se uno dei candidati, in questo caso il presidente in carica, può comportarsi in modo contrario alle disposizioni costituzionali ? ", scrive Mbeki.


Il deputato del gruppo indipendente e democratico Thierry Mariani, interrogando il Parlamento europeo il 26 ottobre, ha interpellato Josep Borell, l'Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, di spiegare perché i commenti dell'Unione europea sui disordini che circondano queste elezioni sono così smorzati.


Il 29 ottobre in un'intervista su TV5 Monde con la giornalista Denise Epoté, l'ex presidente Laurent Gbagbo, assolto da tutte le accuse dalla Corte penale internazionale nel gennaio del 2019, ma in attesa di un passaporto (concessogli dalle autorità Ivoriane solo dopo sei mesi il 4 Dicembre), e che dal suo arresto nove anni prima non aveva parlato con nessun media, ha chiesto un dialogo tra Ouattara e la coalizione dei partiti ivoriani per evitare un aumento della violenza. Gbagbo, un convinto sostenitore che la politica senza principi applicati in modo coerente degenera necessariamente in una rozza ricerca di potere, avvertiva: “Ciò che ci attende è una catastrofe. (…) Dobbiamo aprire un dialogo."


Interruzione delle votazioni il 31 ottobre 2020 nell'ambito di una disobbedienza civile che invita i suoi sostenitori a impedire che il processo elettorale proceda con tutti i mezzi legali possibili.


Un ballottaggio boicottato e la nascita della CNT


I principali partiti di opposizione del Paese il 15 ottobre, condannando la decisione di Ouattara di correre praticamente da solo contro un unico candidato minore e senza intraprendere le riforme necessarie, hanno lanciato un boicottaggio attivo delle elezioni con tutti i mezzi legali possibili.


Strade bloccate sono sorte in tutto il paese spesso attraverso grandi alberi posti in mezzo alle strade, come dichiarazione simbolica da parte della popolazione ivoriana che la candidatura per il terzo mandato di Ouattara era considerata incostituzionale e quindi illegale.


Quello che segui fu un vero far west elettorale. Le elezioni presidenziali tenutesi il 31 ottobre 2020 sono state boicottate da gran parte della popolazione: la Missione di osservazione elettorale internazionale (IEOM) dell'Istituto elettorale per la democrazia sostenibile in Africa (EISA) e il Centro Carter hanno pubblicato un rapporto congiunto il 2 di novembre dal titolo indicativo "Le elezioni ivoriane non inclusive sono state boicottate, lasciando il paese fratturato."


Il rapporto preliminare (il rapporto finale non è stato ancora pubblicato) afferma “che il contesto e il processo complessivo non hanno consentito un'elezione realmente competitiva. (...) Diversi candidati alla fine non hanno partecipato alle elezioni e ampi settori della popolazione ivoriana non hanno partecipato; questi problemi ora minacciano l'accettazione dei risultati e la coesione del Paese."


Dei 273 seggi elettorali visitati nel 97%, i presidenti delle CEI locali provenivano dal partito di Ouattara al governo, il RHDP; agli osservatori non è stato consentito di rivedere le motivazioni giuridiche dell’ esclusione di 40 dei 44 candidati da parte del Consiglio costituzionale; un uso opaco dei finanziamenti della campagna elettorale; il rifiuto di una revisione esterna delle liste elettorali; in sei delle 17 regioni che gli osservatori hanno visitato hanno notato che l'organizzazione del voto è stata pesantemente influenzata. Almeno 1.052 seggi elettorali non sono mai stati in grado di operare; l'incapacità di osservare qualsiasi fase procedurale dalla chiusura, al conteggio o alla centralizzazione dei risultati per motivi di sicurezza, sono alcuni dei commenti della missione IEOM e Carter Center.


Il giornalista franco-Camerunense ed esperto sulla Costa d’Avoiro Théophile Kouamou ha analizzato alcune delle anomalie nei conteggi e pubblicato le immagini che circolavano sui social media di persone che compilavano più di una scheda elettorale; casi di schede precompilate era un fattore anche denunciato dalla missione di osservatori locali Indigo, che ha anche rilevato voti espressi da persone non iscritte alle liste elettorali o prive di carta d'identità.


L'unica missione di osservatori che ha affermato che le elezioni sono andate molto bene è stata la Missione di osservatori elettorali internazionali dei liberali e dei democratici (Mission Internationale d’Observatuers Electorale des liberaux et democrats), guidata da un cittadino macedone-britannico Emil Kirjas. La missione è stata presentata dalla stampa locale come incaricata da Liberal International (LI), una coalizione mondiale di partiti democratici liberali e progressisti.


“Emil Kirjas, ex segretario generale di LI, è un consulente retribuito del partito RHDP di Ouattara e ha lavorato per Ouattara ad Abidjan mesi prima delle elezioni. La sua missione non ha ricevuto alcuna sanzione da LI e gli è stato detto in anticipo che non avrebbe dovuto farsi passare per LI", ha dichiarato in una e-mail Robert Woodthorpe Browne, Vice Presidente dell'Ufficio Internazionale dei Liberali.


Il sito ufficiale di Liberal International afferma che il partito politico di Ouattara è tra i suoi membri, motivo sufficiente per squalificare qualsiasi missione elettorale per motivi di imparzialità. L'ambasciata britannica ad Abidjan ha pubblicato una dichiarazione ufficiale secondo cui il capo della missione britannico-macedone Emil Kirjas non rappresenta in alcun modo il governo britannico.


I membri di LI hanno tuttavia lanciato un video messaggio il 30 ottobre 2020 a sostegno della candidatura per il terzo mandato di Alassane Ouattara, il suo presidente Hakima Elhaité definendo Ouattara "un esempio da seguire per l'Africa." Liberal International non ha fornito commenti riguardo al proprio sostegno.


Il 2 novembre, dopo il successo del boicottaggio elettorale, dove secondo più fonti solo l'8% della popolazione ha votato, la coalizione di partiti d’opposizione ha deciso di non riconoscere l'elezione di Ouattara e ha formato un Consiglio nazionale di transizione (CNT) presieduto da Henri Konan Bedié. Quasi tutti i partiti politici, ad eccezione del Fronte Popolare Ivoriano (FPI) di Laurent Gbagbo, si sono uniti al CNT.


Il CNT ha promesso di intraprendere le riforme necessarie per l'organizzazione di un'elezione presidenziale equa, trasparente e inclusiva come delineato dalle sentenze della Corte africana, istituire un governo di transizione e convocare una riunione a livello nazionale per la riconciliazione. Chiede inoltre il ritorno degli oltre 200,000 rifugiati in esilio dalla crisi del 2011 nei paesi limitrofi e del mondo, nonché la liberazione di tutti i prigionieri politici.


Il 3 novembre, quando il giornalista televisivo del canale PDCI 24 Yao Alex Hallane Clément si trovava a casa di Henri Konan Bédié per seguire la conferenza stampa del CNT, la polizia ha fatto irruzione e circa 20 persone sono state arrestate, tra cui i politici Maurice Kakou Guikahué, Pierre Narcisse N'dri Kouadio, Georges Philippe Ezaley, Seri Bi N'Guessan, Aminata N'diaye e gli avvocati Jean-Chrysostome Blessy e Suy Bi Gohore Emile, mentre Bédié è stato sottoposto agli arresti domiciliari, senza che nessuno potesse entrare o uscire. Yao ha trasmesso la retata su Facebook prima di essere a sua volta arrestato.


Inadempienza Istituzionale


In un comunicato stampa del 4 novembre la Sinistra Europea ha chiesto un voltafaccia nella diplomazia europea e una cessazione della “complicità Europea con il regime dittatoriale che reprime la Costa d'Avorio" (…) "Il saldo sostegno dell'Unione europea al regime ivoriano scredita le sue parole e le sue azioni in tutta l'Africa.”


Dopo un breve incontro tra Bédié e Ouattara l'11 novembre al Golf Hotel, il dialogo è stato sospeso da Bédié che chiede come prerequisito per la sua ripresa il rilascio di tutti i prigionieri politici.


Funerali delle vittime del boicottaggio elettorale attivo, novembre 2020, Costa d'Avorio. Traduzione di cartelli di protesta: Morti per la Repubblica, Decapitati per aver detto no al terzo mandato, uccisi per la democrazia, Martiri della difesa della Costituzione.


Mentre la disobbedienza civile continua altre vittime civili sono morte. Henrie Konan Bédié ha dichiarato il 21 novembre un giorno di lutto nazionale per le numerose vittime delle manifestazioni pacifiche che chiedevano a Ouattara di dimettersi.


Il senatore Pierre Laurent, membro della commissione per gli affari esteri e gli affari europei ha scritto una lettera aperta al ministro degli Esteri francese Yves Le Drian Superare il vuoto democratico della Costa d'Avorio sottolineando le carenze democratiche che il sostegno illegale della candidatura per il terzo mandato di Ouattara comporta; il deputato del Movimento Democratico (MoDem) e anch'esso membro della Commissione Affari Esteri Bruno Fuchs ha espresso le sue preoccupazioni; Michel Larive, deputato della Francia non sottomesso (France insoumise), in un comunicato stampa del 16 novembre 2020 avvertì il governo francese: "Nessuna crisi può essere risolta mediante un'acquisizione incostituzionale con un colpo di forza e senza il consenso delle persone interessate." I loro richiami caddero nel vuoto.


Durante una sessione dell'Assemblea nazionale francese il 25 novembre, il deputato dell'Unione dei Democratici e degli Indipendenti e membro della Commissione Affari Esteri, Frédérique Dumas, mette in dubbio il sostegno del Ministro degli Affari Esteri Jean-Yves Le Drian alla candidatura incostituzionale di Ouattara. Le Drian risponde a Dumas invocando la morte improvvisa del primo ministro Amadou Gon Coulibaly per convalidare questa violazione della Costituzione ivoriana. Eppure da nessuna parte nella Costituzione ivoriana è sancito che un presidente in carica abbia il diritto di violare il limite del mandato costituzionale se un candidato presidenziale muore.


L'Unione Europea, che ha inviato una piccola missione di esperti elettorali (EEM) piuttosto che una missione di osservazione elettorale (EOM) alle elezioni del 31 ottobre 2020, non ha reso pubblico il suo rapporto di missione e afferma in una e-mail che esso è “solo per uso interno.” Nel momento in cui scriviamo, l'UE non ha ancora reso pubblico un rapporto o risposto alla domanda se riconoscerà ufficialmente le elezioni del 31 ottobre.


L'ex primo ministro e portavoce della CNT Affi N’Guessan è stato rapito la notte del 6 novembre dagli squadroni della morte di Ouattara. Il suo avvocato Dagbo Godé, in una video intervista del 28 novembre per Le Cri d'Abidjan, racconta come il suo cliente sia vittima di una detenzione arbitraria: per settimane neanche i suoi avvocati non riuscirono a vederlo.


Pochi giorni dopo il rapimento di N’Guessan sui social media circolavano voci secondo cui era stato assassinato, fino a quando non è stato prodotto un video di N'Guessan dalle autorità ivoriane, che ripentendo con difficoltà ciò che il suo carceriere gli ordinava di dire alla telecamera, N'Guessan disse che era vivo e stava bene. Commentando le azioni del procuratore ivoriano Adou Richard Godé sottolinea: "non c'è un pubblico ministero in questo Paese. I partiti di opposizione non hanno violato la legge (...) Martin Luther King e Mahatma Gandhi hanno utilizzato questa stessa strategia". Il 2 dicembre 2020 Affi N'Guessan è stato evacuato con urgenza in un ospedale per cure mediche, prima di essere riportato in una prigione segreta.



Poster che commemora una vittima della campagna di disobbedienza civile Kissi Armel Morel Bertrand del 9 novembre 2020.


In un rapporto di Human Rights Watch del 2 dicembre 2020 il ricercatore Jim Wormington critica il governo Ouattara per i suoi attacchi via processi giudiziari fasulli ai membri dell'opposizione.


La preoccupante situazione dei diritti umani e l'indifferenza del sistema giudiziario ivoriano di fronte ai rapimenti, alle incursioni notturne nei villaggi in cui sono stati arrestati decine di giovani e i crimini documentati degli squadroni della morte governativi, ha spinto due cantanti Zouglou, conosciuti come Yodé e Siro, di sollevare in una canzone le azioni del pubblico ministero Richard Adou. Quest'ultimo li ha fatti arrestare.


Il 3 dicembre, accompagnati da due dozzine di avvocati venuti per sostenerli presso il tribunale di primo grado di Abidjan, il processo di Yodé e Siro è giunto al suo epilogo dopo due giorni passati in prigione: accusati di oltraggio al pubblico ministero sono stati condannati a 12 mesi (avec sursis) e rilasciati su cauzione con una multa di 7.500 euro ciascuno.


“Nel regno della musica, non esiste una nota chiamata cortesia. Adou Richard, nel subconscio della popolazione, rappresenta la magistratura. Ecco perché, lo abbiamo interpellato. Trasmettiamo solo ciò che la gente dice e pensa. Questo è il nostro ruolo di artisti Zouglou. Non ho studiato molto, ma so che il pubblico ministero svolge un lavoro pubblico. La legge mi autorizza come ivoriano a criticare tutti coloro che esercitano una funzione pubblica ", ha detto Siro durante l'udienza citato in Il vergognoso verdetto per la giustizia (Le Verdict Honteux pour la justice) nel giornale Aujourd’hui il 4 dicembre 2020.


C'è una denuncia ufficialmente riconosciuta dalla Corte penale internazionale (CPI) dal 2016 per genocidio e crimini contro l'umanità contro Alassane Ouattara e la sua milizia delle Forces Nouvelles dal 2002 al 2012 con oltre 5.000 testimonianze di vittime individuali depositate, ma la CPI non agisce mentre mantiene aperto un appello, da un anno e mezzo, a un alcun caso a cui rispondere contro Laurent Gbagbo e Charles Blé Goudé.


Dal 6 agosto 87 persone hanno perso la vita e altre 484 sono rimaste ferite; i nuovi rifugiati in fuga nei paesi limitrofi, unendosi a quelli ancora in esilio dalla crisi del 2011, sono 20.818 persone secondo l'agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati; 376 nuovi prigionieri politici sono attualmente detenuti.


Bédié chiede un non riconoscimento della presidenza di Ouattara e un dialogo nazionale per sostituire il CNT e adempiere le necessarie riforme, come via d'uscita dal deficit democratico e dalla violenza che esaspera la popolazione del paese. Il numero due del partito di Bédié, il segretario esecutive del PDCI, Maurice Kakou Guikahué una settimana dopo il suo arresto il 3 Novembre fu trasportato, in seguito ad un malessere, dalla prigione all’Istituto di cardiologia di Abidjan. A Bédié non gli fu permesso di visitarlo. Il 19 dicembre, le condizioni di Maurice Kakou Guikahué peggiorando, è stato urgentemente evacuato ad una clinica a Parigi.


Finora il popolo della Costa d'Avorio è stato lasciato solo nella sua distinta lotta per la democrazia, tradito da una generalizzata inadempienza del dovere diplomatico da parte dell'Unione africana, della Comunità economica degli Stati dell'Africa occidentale, dell'Unione europea e delle Nazioni Unite.



Tragica scena di un'altra perdita di vite umane durante la campagna di disobbedienza civile contro la candidatura per il terzo mandato di Ouattara, Agosto 2020, Costa d'Avorio.

Fotografie:

Nicoletta Fagiolo ringrazia la resistenza non violenta e democratica ivoriana per le foto inviate tramite i social media per documentare la campagna di disobbedienza civile lanciata nell'agosto 2020.

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